Museo Civico


Il Museo

Collezione Rizzuti - Sala 2


Non esistono, o comunque non sono mai stati rinvenuti, documenti sul palazzo che ospita il Museo civico di Caltabellotta.
È impossibile, pertanto, avere notizie certe su quello che, nel progetto di restauro è stato genericamente chiamato “Palazzo signorile” e che, con qualche forzatura, chi scrive lo ha ribattezzato Palazzo della Signoria, immaginando che  sia stata la sede di antiche autorità civiche di Caltabellotta.
I due livelli del palazzo appartengono ad epoche diverse e parecchio distanti tra loro.
Il piano terra risale al XVII secolo, quello superiore è molto più recente, potendosi collocare tra la fine del 1800 e i primi del 1900.
Al di là di fantasiose e forzate ricostruzioni, è certo che lo stabile di via Madrice sia stato costruito e comunqueadibito a luogo di detenzione.
Lo testimonia innanzitutto la memoria collettiva che lo ha sempre individuato come “lu carzaru vecchiu”, apparendo chiaramente improprio l’aggettivo che si presuppone opposto ad uno nuovo mai esistito, lo provano le sbarre di ferro alle finestrelle opportunamente lasciate,  intatte le une e le altre, dalla ristrutturazione e lo stretto cunicolo che collega il pavimento del piano terra ad un vano buio sotterraneo.
Si è trattato di sicuro di una tipologia di case di pena molto diffuse fino alla riforma del 1941 – e a quell’epoca con ogni probabilità risale la sua chiusura – nelle quali venivano detenuti gli arrestati prima di essere tradotti altrove, quelli in attesa di giudizio incriminati per reati lievi o quanti dovevano scontare una pena non superiore ad un anno.
La custodia del carcere era stata affidata probabilmente fino agli anni venti alla famiglia Cantone e successivamente alla famiglia Valenza.
L’ordinamento dell’epoca, per qualche aspetto, risulta più “umano” di quello attuale, prevedendo una conduzione familiare della custodia e dell’alimentazione degli “ospiti” per le piccole carceri mandamentali.
Dopo alcuni anni, nel corso dei quali lo stabile ospitò una scuola di avviamento professionale,prevalsero l’abbandono e il degrado.
Non era facile individuare una destinazione utile e insieme trovare i finanziamenti necessari.
Avanzava l’idea devastante e in linea con la cultura prevalente degli anni settanta e ottanta di abbattere l’edificio per realizzare un parcheggio.
Per fortuna il buon senso prevalse e, nel 2002, l’amministrazione comunale ottenne dall’Assessorato regionale ai beni culturali il finanziamento per il restauro finalizzato al “sostegno alla vocazione turistica e alla fruizione delle emergenze archeologiche, storiche e paesaggistiche”.
Si  salvava così un pezzo importante della storia di Caltabellotta e un piccolo gioiellino del suo patrimonio monumentale e insieme si ponevano le basi per la realizzazione  del Museo.
La scelta della tipologia museale non è stata facile e neppure la sua gestione.
L’idea di creare una sorta di antiquarium collocato tra Selinunte ed Agrigento, nel quale esporre i reperti provenienti dai pochi scavi fin qui fatti e custoditi altrove, non sembrò una ipotesi da percorrere, anche se rimane  la prospettiva di realizzare una sezione archeologica..
Ci si è posto, inoltre, l’obiettivo di aprire stabilmente il Museo con una esposizione permanente che è stata realizzata un anno addietro con il sostegno determinante con la donazione di Salvatore Rizzuti.
Adesso viene raggiunta un’ulteriore, importante tappa nella direzione dell’assetto definitivo del Museo civico e di una sua più precisa identità .


 http://www.museocivicocaltabellotta.com/

Orari di apertura
LUNEDI’- VENERDI’  dalle  9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00
SABATO -DOMENICA   dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00




















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